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La Coessenza è una casa editrice nata dal basso. È un'associazione culturale per la formazione e la comunicazione autonome. Promuove un'editoria estranea a logiche di profitto e sfruttamento degli autori e delle autrici. Lotta contro il copy right. Si fonda sui principi di condivisione della conoscenza, beni comuni, reciproco ascolto e antirazzismo.
Coessenza - laboratorio a Fiera Inmensa.

Archivio Incontri e Iniziative

Coessenza - laboratorio a Fiera Inmensa.


decine di volontari partecipano all'esperimento momentista
17 marzo 2011 Fiera Inmensa, Officine Babilonia, Cosenza 18:52 – 19:02
1.
Siamo in un cerchio, tutti possiamo guardarci l’un con l’altro, o quasi. Da fuori arriva un’aria fresca, dà l’idea che il giorno stia finendo, per lasciare spazio ad una nuova serata. Vedo volti intorno a me che non conosco, altri che conosco un po’ di più, altri che conosco bene. Ci ascoltiamo. È una buona occasione per riflettere. Ho fatto bene a ritornare anche quest’anno.
2.
Mi sento calato in un’atmosfera particolare e quasi surreale, circondato da volti di persone sconosciute, da immagini e oggetti che colorano un ambiente in realtà scolorito, che riempiono uno spazio in realtà vuoto e scarno, che danno un significato e un senso a ciò che a prima vista sembra non rappresentare più nulla, che danno vitalità ad un ambiente morto. Le voci riempiono di suono un ambiente ormai vuoto.
3.
Il tempo, 10 minuti, 10 anni… le foto, la fiera, fiera inmensa… tanti volti, tanta gente, tante mani, tanti cuori, tante storie. Amen!
4.
In questo momento sono molto felice di trovarmi qui, in questo cerchio, con tutti voi a parlare. Guardo intorno e vedo tutte queste foto che rappresentano i volti di tante persone che sono meno fortunate di noi. È una realtà molto diversa dalla nostra. Vedere tutti che si impegnano in questa attività per cercare di esprimere al meglio le nostre idee.
5.
Sono in una stanza piena di colori, sulle pareti ci sono immagini, ricordi, presente e passato. Ho la sensazione che molte persone prima di me sono entrate in questa stanza, persone che hanno avuto difficoltà nella vita, ma che con un sorriso sono riusciti sempre ad andare avanti. I colori che sono presenti sono molto accoglienti, sono caldi.
6.
Entro in questa stanza e vedo tanti quadri colorati, foto della fiera inmensa, degli altri anni. Una stanza molto colorata. Ci sono tende colorate rosse, arancioni e pareti. C’è un piccolo palco. Il tutto mi suscita tranquillità e spontaneità.
7.
Ho visto pochi minuti fa una mia compagna di classe. Il mio pensiero è stato balzato dietro nel tempo. Che malinconia! Bei tempi… o forse no? Bei tempi… Aspetto una telefonata proprio in questo momento dalla mia più cara amica… un’altra ex-compagna di classe. Le racconterò dell’esperienza che a breve vivrò e che si ripete e si rinnova anche quest’anno. Erano bei tempi… e lo sono ancora.
8.
Sono qui da pochi minuti, ma sto vedendo già tanta gente entusiasta di quello che sta facendo. È la mia prima esperienza, ma sono felice di essere qui: stasera voglio dare il mio contributo, insieme a quello degli altri presenti. Voglio che sia qualcosa di utile, che si possa ripetere anche l’anno prossimo. Tutti insieme possiamo così contribuire ad aiutare gli altri con piccoli gesti.
9.
Di fronte a me ci sono delle persone sedute in un cerchio… io sono seduta al di fuori del cerchio… penso che i cerchi sono claustrofobici! Di fronte a me c’è una persona che mi pare di aver già visto o conosciuto… mi sforzo di ricordare. Di fianco a me c’è una sedia vuota: fino a due minuti fa c’era seduto un ragazzo.
10.
Siamo molte persone racchiuse in un cerchio, tutti concentrati a scrivere. Tempo massimo 10 minuti. Siamo in un capannone. Stasera siamo qui per la fiera inmensa, è la prima volta che partecipo sperando di fare una bella esperienza. Qui ci sono molti a fare volontariato.
11.
Ci sono voci, l’odore da fuori è fresco, intorno ci sono immagini che mi distraggono dall’ascolto delle parole nel cerchio, occhi di fronte a me… viaggio per un po’ dietro, il racconto che va… ne vedo l’immagine, ne carezzo il profilo… fotografie, tante, le guardo e il mondo mi guarda. È bello provare a diventare un unico vento.
12.
Pulsioni di vite che si incontrano. Sguardi che si raccontano. Passaggi di esperienze che si intrecciano lasciando segni.
13.
Oggi è la mia seconda esperienza e sono tanto contento.
14.
Questo luogo mi dà delle belle sensazioni. Stasera, vedere tutte queste persone che si sono recate qui oggi, mi dà una sensazione di compattezza e solidità, tutti impegnati verso un unico obiettivo. Sono stati molto interessanti i brani letti. Il bello è vedere questo gruppo di persone che non si conoscono.
15.
Cosa penso? Potrei pensare tanto e non pensare nulla, e di certo ciò che penso nel profondo non lo esterno, potrebbe essere compreso o no, apprezzato o no, ma questo per me è irrilevante, vedo molte, troppe figure apotropaiche… perché per me non c’è nulla di più fuorviante dell’ovvio… quindi mi congedo dallo scrivere altro, le sensazioni sono solo mie, e mie restano, positive o negative che siano.
16.
È un luogo pieno di colori che trasmettono allegria. Accogliente, caloroso… con tante foto che rappresentano momenti, istanti di persone meno fortunate di me. Ogni persona ha una storia e questo non fa che aumentare la mia curiosità di conoscere. Questo luogo mi fa venire in mente tanti flashback che ho vissuto aiutando tante persone. È bello aiutare il prossimo perché ti aiuta ad apprezzare quello che non ti saresti mai immaginato. Tutti i visi che ho incontrato hanno qualcosa di speciale… un sorriso e tanta volontà di portare felicità a chi ha difficoltà ad avere speranza nel futuro.
17.
Gioia per essere qui dopo un anno di assenza e condividerlo con alcuni miei amici. Rivedere le foto di questi anni fanno riaffiorare in me tanti dolci ricordi: una rete di persone che si spendono per gli altri! Ci sono parecchi volti nuovi ma siamo comunque qui tutti insieme per condividere questa serata con tante altre persone che tra poco arriveranno. Sono sicura che sarà una bella serata, perché più volte nella mia vita ho sperimentato che le cose fatte col cuore e soprattutto gratuitamente sono fonte di felicità nonostante le difficoltà che ci portiamo dietro.
18.
E mi ritrovo in una sala circondata da persone, molte di loro a me sconosciute con una penna in mano a buttar parole, sensazioni dettate dal momento. Il non saper cosa scrivere mi preoccupa e nonostante la concentrazione penso a cosa passi nella testa di ogni presente. Molti riflettono, forse il mio è un pensiero comune, intanto fuori è buio ed entra dalla porta un respiro di vento che, seppur fresco, risulta essere molto piacevole.
19.
Arrivo, leggo: “Stella Cometa”. Penso a qualcosa di brillante, immagino di essere arrivata alla meta… vedo i capannoni, i tetti in amianto, il degrado della città tutto concentro qua dentro, mentre fuori i palazzoni simbolo del consumismo. Poi mi fermo e penso: “è davvero questo il degrado? O forse il degrado è l’indifferenza o il non voler vedere una realtà non lontana dalla nostra?”. Trovo gente diversa, ragazzi “comuni” come sono io, ragazzi venuti da chissà quale angolo di mondo… ma ora siamo qui, insieme, condividiamo, ci veniamo incontro. È adesso che vedo i murales sui container, le pareti colorate, le foto che immortalano attimi di vita… sì, è vita! È questa la gioia, ho seguito la stella cometa e sono giunta a destinazione!
20.
È la prima volta che affronto un’esperienza del genere. Appena sono arrivata qui sono rimasta un po’ perplessa, impaurita a dir la verità, ma guardando gli altri volontari ho capito che ne è valsa la pena, perché un’esperienza del genere non si può non farla. Non vedo l’ora di mettermi a lavoro, la mia domanda è: ne sono capace? Sono pronta ad aiutare gli altri? Mah… spero proprio di sì! Al momento comunque devo dire che quest’attività è molto interessante e mi accorgo che gli occhi di tutti questi ragazzi che sono insieme a me in questa stanza, hanno la stessa luminosità e la stessa voglia di cambiare, nel piccolo, queste realtà che ci circondano.
21.
Mi trovo in un cerchio. Tutto intorno ci vedo persone intente a scrivere o tentare di scrivere qualcosa su questo foglio. Mi fa sorridere il fatto che su quasi tutti i volti dei presenti leggo lo stesso pensiero: e ora che scrivo? La stanza n cui mi trovo mi colpisce per la pareti piene di foto: dal momento in cui sono entrata mi sono letteralmente innamorata di una parete: foto con una serie di primi piani. Sono foto che mi trasmettono vita. Mentre scrivo ripenso alle parole ascoltate poc’anzi, Baudelaire è l’apoteosi. Scrivo e infatti subisco un po’ d’inibizione per questa accozzaglia di parole che fanno tanto a schiaffi con la bellezza delle poesie ascoltate prima. Fuori è già buio e Cosenza vista da fiera inmensa è ancora più bella. Alzo lo sguardo dal foglio e scorgo visi concentrati e forse anche io ho in questo momento la stessa espressione. Ho solo scritto una specie di monologo interiore privo di senso. Joyce, perdonami per lo scempio.
22.
Fluido spazio accogliente, intriso di colori, voci, suoni, dolci suoni. Piacevoli armonie. Calore fumante, odore avvolgente, accattivante. Il rischio di innamorarsi è costante, rivivi il primo amore, quello intenso, quello puro, quello che ti fa sentire, che ti fa ascoltare. Le giornate sono scandite dagli incontri, dalla musica, dal sentirsi parte di tutto con tutti. Mistura perfetta!
23.
Oggi mi sento come uno straniero in terra italiana per la prima volta. Oggi vedo per la prima volta una realtà molto diversa da quella in cui sono abituata a vivere io. La diversità di ognuno di noi è una realtà da vivere e da scoprire che non aveva mai suscitato il mio interesse fino ad oggi. Oggi ho deciso di guardare la diversità che mi circonda con amore e voglia di aiutare chi è sofferente e cerca un pezzo di pane da mettere in bocca la sera quando torna a casa stanco. Da oggi guarderò la mia vita e quella degli latri esattamente con la stessa curiosità con cui sto guardando le foto che mi circondano adesso.
24.
Sento una sensazione di libertà che nasce dal condividere luoghi che appartengono a tutti. Sento una sensazione di appartenenza alla mia terra che nasce dal vedere volti di ogni nazionalità. Vivo il gusto di “stare” in un luogo perché avverto sensazioni che hanno il sapore della casa. Vedo i sorrisi della gente che mi sta intorno e mi trasmettono pace e serenità. È così ed è da qui che si può costruire la PACE!
25.
Vedo voglia di fare, voglia di aiutare chi è venuto a lavorare ma non si sente accettato da “chi compra”, perché vivere è bello, ma è ancora più bello se le persone con cui vivi credono in te, ti apprezzano! Non vogliono cercare di cambiarti e accettano quello che fai! E credo che ora noi non saremmo qui se qualcuno nel mondo, anzi, tutto il mondo, accettasse che non esistono frontiere ma solo cerchi che uniscono tutti, ma tutti nessuno escluso. Come in questo momento, come ieri, come domani, siamo tutti sotto lo stesso cielo. È bello vedere che accanto a me ci sono persone che sono pronte ad abbattere le barriere che ci circondano e ad unirsi tutti in un cerchio, come in un grande abbraccio!
26.
Mi trovo in un luogo che ormai fa parte della mia quotidianità. Negli ultimi tre mesi ho trascorso qui vari pomeriggi per svolgere il mio servizio civile, questa esperienza che sta connotando il mio tempo. Sono in un luogo familiare, dunque, eppure non faccio altro che volgere il mio sguardo su ogni dettaglio che mi circonda, perché questo spazio ha un aspetto nuovo, che gli permette di essere scenario di un racconto. I protagonisti di questo racconto sono i volti delle persone raffigurate nelle foto che rendono unico questo luogo. Se mi soffermo a guardarne alcune in particolare riconosci alcuni volti amichevoli, altri che forse avrò visto, altri ancora no, ma tutti hanno contribuito a rendere viva, a far crescere un’importante iniziativa che è arrivata alla sua decima edizione. E protagonisti siamo anche noi che cerchiamo di riempire un foglio bianco con i nostri pensieri “momentanei” su questo luogo, sulla sua storia, cercando di scrivere insieme.
27.
Sono arrivato in questa città da poche ore. Un viaggio attraverso l’Italia. 17 marzo 2011, bandiere alle finestre e sulle case.
150 anni dall’unificazione del paese.
150 anni senza liberazione.
150 anni di oppressione.
150 anni di negazione.
Ho viaggiato con un rom. Ho parlato con un rom. Novac racconta la storia. La storia mai scritta, la storia vissuta dalla NAZIONE ROM. Un popolo, una lingua, una cultura, nessuno Stato.
La storia di un olocausto mai processato.
PORRAJMOS.
Impariamo dai rom. Impariamo la loro storia. Insieme scriviamo, pensiamo, sogniamo, affermiamo.
Perché quei diritti negati diventino realtà: liberté, egalité, fraternité.
28.
Girotondi di anime presenti, come girotondi nei deserti, poesie lette che ricordano sofferenze già vissute, foto, immagini, storie che si raccontano. Facce che ricordano lo spirito di dare. Luci, pannelli, un ambiente che basta e musica e quadri attaccati alle pareti e rumori da una strada forse non indifferente. Con la speranza nel cuore di ognuno che ciò che faremo sarà il meglio per l’altro ma soprattutto per noi.
29.
Ma che ci faccio qui con tutti questi ragazzini. Che cosa ho da comunicare loro e che cosa vorrei che loro mi comunicassero. Io so quali erano le esigenze e le necessità comunicative che io avevo alla loro età. Mi sono anche reso conto, limitatamente alla modesta frequentazione a Coessenza e ad altri gruppi precedenti (Ciroma, no global, etc.) della differenza di esperienze fra la mia generazione e quella di questi ragazzi.
30.
Un capannone e accanto e intorno a me persone.. fermarsi, dirselo, decidere di farlo per scrivere. Imprimere un fotogramma di questa lunga giornata. L’atmosfera qui è densa. Volti appesi alle pareti, pezzi di vita. Mi viene in mente la parola erranza, come qualcosa che passa per un istante e lascia l’odore di sé, eppure non c’è. Guardo la disposizione a cerchio di noi seduti, presenti. Le mattonelle consumate, vissute, mi sembrano quasi un simbolo dell’esistenza. Ci si deve sporcare, sostenere il peso dei giorni, ci uniremo facendolo e il senso arriva dopo, tutti insieme, diversi eppure uguali, siamo parte della stessa strada.
31.
La fretta di correre in mezzo alle persone che sicuramente resteranno estranei, condivisi nelle parole, sulla carta. C’è un vociare un po’ imbarazzato intorno. È difficile restare soli, con se stessi, ancor di più quando bisogna – si vuole – farlo in mezzo a tanti. Il tema è il viaggio, la migrazione; il tema della giornata, dell’iniziativa, o di tutta la vita, di tutta la gente? Il viaggio è partito già con un respiro che nemmeno sapevo di stare facendo. Scrivi, parli, resti immobile, viaggi. Mentre il tempo corre, diventa un freno, un meccanismo che preme per rallentare, per poter capire le cose scappate, strappate alla velocità. Le corse mi mettono ansia: tempi di reazione brevissimi i pensieri forzati alla nascita, crudi. Penso che a breve squillerà ciò che mi libererà dalla concentrazione.
32.
10 minuti di scrittura improvvisata può raccontare la tempra del mio umore incomprensibile, forse, per una questione di ispirazione che fugge nel tempo, dal tempo. Vera come l’aurora, sincera come il crepuscolo, la parola penetra nel tempio senza statue dell’incontro di anime, si eleva a toccare la sintesi di ogni cosa. Ed io godo sognando un sogno presente, bevendo un sorso di tè e sorridendo all’amore.
33.
C’è un bisbiglio che mi indica la sorpresa. Ogni prima volta è accompagnata da sussurri quasi che per pudore non ci si voglia esporre del tutto. E decidi che magari la voce bassa ti appartiene di più e la preferisci al silenzio che il silenzio magari ti annulla. Ogni prima volta è di mezzo tra il silenzio e l’urlo. Io oggi vedo tante prime volte. Vedo e sento sorpresa. Vedo occhi che si guardano attorno. Nasi in alto. Claudio che pesta il cellulare. Che è un po’ come dire che vedo Claudio pestare il tempo.
34.
Se il tuo colore qui,
finalmente a chiazzare il mio,
possa sfumare nella condivisione,
allora l’Arcobaleno
che accompagna il sole
diventa
reale utopia
di un mondo come natura.