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Per Coessenza

Report laboratorio di lettura e ascolto 17 marzo 2011 - Fiera Inmensa


Report laboratorio di lettura e ascolto della Coessenza giovedi 17 marzo – Officine Babilonia, Fiera Inmensa.

Giovedi pomeriggio, durante la magica parentesi di fiera inmensa, si è svolto il laboratorio del mese di marzo della Coessenza.
Il cerchio è stato ancora una volta diverso, grande e con volti sconosciuti tra loro.
Per la particolare occasione la coessenza aveva un tema da seguire, migrazioni e accoglienza, e un obiettivo: formazione per i volontari che, subito dopo, sarebbero andati a servire alla mensa.
Si apre con una favola, una favola del mondo come omaggio alla mistura che offre l’arrivo della fiera nella nostra città. “Paradiso e Inferno”, un guerriero cinese che scopre che in paradiso ci si imbocca l’un l’altro e nell’inferno ognuno imbocca se stesso.
Il silenzio che accompagna la fine della lettura imbarazza, è percepibile e ne danno conferma stralci degli elaborati momentisti. Eppure il cerchio rimane calmo, propenso all’ascolto.
È il momento della poesia. Manuela ne legge alcune di Baudelaire. Il tema è il viaggio, la calma e voluttà come elementi imprescindibili del suo essere, anche senza chilometri. Sì, perché il vero viaggiatore è colui che ha la curiosità di uscire da sé per incontrare l’altro e perché “il viaggio è partito già con un respiro che nemmeno sapevo di stare facendo”, recita uno degli scritti momentisti.
Poi una dedica alla natura, al corpo, corpo-natura, madre natura principio e fine di ogni essere vivente, stimolo alla condivisione, “reale utopia di un mondo come natura”.
Si passa a una lettura sul popolo rom, il vento della coessenza, al racconto delle loro origini, alla relazione tra sedentarietà e nomadismo. In uno scritto momentista qualcuno dice “Impariamo dai rom. Impariamo la loro storia. Insieme scriviamo, pensiamo, sogniamo, affermiamo”.
Si segue ancora il vento, “El Ghibli”, un vento che soffia dal deserto, caldo e secco. È il vento dei nomadi, del viaggio e della migranza, il vento che accompagna e asciuga la parola errante. Elena legge il manifesto di questa rivista on line di letteratura migrante che molto ha in comune con il senso della coessenza. L’idea della scrittura che annulla i confini, che contamina e aiuta a condividere. La scrittura come viaggio, in movimento e immobile. “È bello provare a diventare un unico vento”, scrive qualcuno.
Si conclude con la poesia “Bad Memories”, occhi di un viaggio attraverso il deserto e poi per mare, mare amico, mare nemico.
I brani letti vogliono essere da sfondo al pensiero da liberare nei dieci minuti momentisti. Sono raccolti 34 scritti simultanei, anonimi, la cui lettura dà bene l’idea dell’energia e del pensiero creata nel cerchio.
Lo scrivere mette a disagio, lascia un po’ perplessi - “E mi ritrovo in una sala circondata da persone, molte di loro a me sconosciute con una penna in mano a buttar parole, sensazioni dettate dal momento.” Eppure tutti partecipano all’esperimento del deserto con una penna in mano.
Alcuni riescono a leggere i propri pensieri, altri si chiudono nel’imbarazzo. “C’è un bisbiglio che mi indica la sorpresa. Ogni prima volta è accompagnata da sussurri quasi che per pudore non ci si voglia esporre del tutto. E decidi che magari la voce bassa ti appartiene di più e la preferisci al silenzio che il silenzio magari ti annulla. Ogni prima volta è di mezzo tra il silenzio e l’urlo. Io oggi vedo tante prime volte. Vedo e sento sorpresa. Vedo occhi che si guardano attorno. Nasi in alto.” – così racconta uno degli scritti momentisti.
“Siamo in un cerchio, tutti possiamo guardarci l’uno con l’altro” scrive qualcuno, “mi sento calato in un’atmosfera particolare e quasi surreale”, dice qualcun altro. “Il tutto mi suscita tranquillità e spontaneità”.
È dalla lettura dell’esperimento momentista che si possono raccogliere sensazioni, emozioni e percezioni sia dell’esperienza del cerchio, sia dei giorni di fiera inmensa, “passaggi di esperienze che si intrecciano lasciando segni”.
“Sono tanto contento”, scrive qualcuno, “questo luogo mi dà delle belle sensazioni (…)mi dà una sensazione di compattezza e solidità”, un luogo dove “il rischio di innamorarsi è costante”.
C’è anche chi si interroga sul concetto di degrado: “vedo i capannoni, i tetti in amianto, il degrado della città tutto concentro qua dentro, mentre fuori i palazzoni simbolo del consumismo. Poi mi fermo e penso: “è davvero questo il degrado? O forse il degrado è l’indifferenza o il non voler vedere una realtà non lontana dalla nostra?”
Qualcuno si sente “come uno straniero in terra italiana per la prima volta” e scopre che “la diversità di ognuno di noi è una realtà da vivere e da scoprire che non aveva mai suscitato il mio interesse fino ad oggi”, un oggi in una giornata di fiera inmensa, dove qualcuno sente “una sensazione di libertà che nasce dal condividere luoghi che appartengono a tutti (…), una sensazione di appartenere alla mia terra che nasce dal vedere volti di ogni nazionalità”.
Un groviglio di pensieri e di emozioni e una visione comune, negli occhi di tutti i presenti e di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, sono stati partecipi di queste giornate: “Fuori è già buio e Cosenza vista da fiera inmensa è ancora più bella”.
Appuntamento al prossimo laboratorio, in allegato il file con gli scritti momentisti.