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Per cancellare il debito, tutti a Roma il 15 ottobre

Appunti

Per cancellare il debito, tutti a Roma il 15 ottobre


15 settembre - Nell'assemblea della sinistra in basso, tenutasi il 13 settembre, è stata rilanciata la mobilitazione e si è discusso di campo rom di Vaglio Lise, sgombero spazi sociali all’Unical, questione migranti rifugiati trasferiti nelle strutture in provincia di Cosenza, emergenza rifiuti, lotta per la casa, intervento del Comune nell’area del parco sociale, mobilitazione del 15 ottobre.

Report assemblea della sinistra in basso – Cosenza, area liberata del parco sociale, martedì 13 settembre

Tematiche e problematiche trattate:
campo rom di Vaglio Lise, sgombero spazi sociali all’Unical, questione migranti rifugiati trasferiti nelle strutture in provincia di Cosenza, emergenza rifiuti, lotta per la casa, intervento del Comune nell’area del parco sociale, mobilitazione del 15 ottobre.


Maria ha introdotto l'assemblea ricordando il compagno Ciccio Svelo, prematuramente scomparso. Di lui sono state ricordate sia la vicenda umana sia quella politica, riassumibile in una delle sue espressioni più dense di significato: "Mi capita sempre più spesso osservare defezioni negli impegni, partenze piene di entusiasmo, resistenze e poi cedimenti e ritorno nel proprio piccolo mondo senza più alcun impegno, un altro occhio solo con semplice partecipazione sempre più virtuale, specie nell’era di facebook. Ma un altro mondo è possibile? Questo slogan nato a Seattle, passato per vari forum e tragiche morti. Ma basterebbero poche e banali azioni a rendere questo concetto reale. Azioni concrete che principalmente siano parte della nostra vita quotidiana".
Per cercare di riprendere le fila del ragionamento interrottosi con la pausa estiva è stato proposto di raccontare le vicende delle ultime settimane che hanno coinvolto le diverse realtà presenti all'assemblea, delineando anche le prospettive future: “Certamente non sarà facile avere, oggi, una visione comune, però potremmo pensare a delle iniziative che ci accomunino, ad esempio azioni di protesta contro la finanziaria , se ci interessa soprattutto seguire le vicende che portano al 15 ottobre”.
È stata sottolineata l'opportunità di ampliare ed usare il sito di altracosenza soprattutto per creare un archivio esclusivo di quello che accade a Cosenza. L'uso del sito dovrebbe poi favorire quel mutuo soccorso di cui si è già parlato nelle passate iniziative.
Maria ha delineato il percorso seguito da transizionedifase, una webradio indipendente che si rende disponibile per trasmettere lo streaming da Cosenza di eventi prossimi e futuri.
Claudio ha parlato della questione dei Rom. Le associazioni che lavorano coi rom hanno perseguito alcuni obiettivi: lavorare coi bambini e favorirne il più possibile i livelli di integrazione, frequenza scolastica e compatibilità culturale. I principi che animano le associazioni e i soggetti impegnati nel campo rom da qualche anno, sono racchiudibili nella costruzione di autonomia, in una cittadinanza deliberativa e nell’antirazzismo militante. Fino ad ora, tuttavia, sono falliti i tentativi di innescare tra i rom processi di autocostituzione delle loro legittime forme di rappresentanza, senza le quali sarà difficilissimo affrontare la nuova fase che si sta aprendo importante con la volontà dell’amministrazione comunale di realizzare un ecovillaggio. In merito ai passaggi che precedono la mobilitazione del 15 ottobre: “noi dovremmo tornare a denunciare pubblicamente i rapporti di potere, quali sono le strutture occulte o manifeste che in città interpretano le grandi speculazioni, il saccheggio delle risorse pubbliche, la precarizzazione di un’intera generazione. Dialoghiamo sì con l'amministrazione e in generale con le istituzioni, ma dobbiamo essere tutti chiari con noi stessi; maggiore è il grado di pubblicità delle nostre scelte e azioni, minore il rischio di fraintendimenti”. Infine, uno sguardo alla questione rifiuti, con la proposta di portare la protesta nei luoghi in cui riuniscono i sindaci che vogliono un termovalorizzatore nell’area urbana.
Andrea ha ricostruito le ultime vicende legate allo sgombero del Filorosso: sono stati impiegati 50 poliziotti e spiccati tre capi di imputazione ai suoi esponenti: occupazione abusiva, sottrazione di energia elettrica, sospensione della didattica. Il rettore col sostegno di forze dell'ordine e Prefettura ha sequestrato lo spazio per poi demolirlo. Il Filorosso ha una lunga storia e occorre tenere conto che i ragazzi che oggi frequentano l'università non sono gli stessi di 15 anni fa, quindi in base a questa nuova realtà il Filorosso aveva rimodulato le proprie attività. Il modus operandi del rettore legittima l'impossibilità di avere altri spazi occupati all'interno dell'università. Esiste un clima di tirannia all'università e la illegalità di cui parla Latorre in merito al Filorosso è stata voluta proprio da Latorre che non lo ha mai legalizzato né voluto riconoscere. Infine, a parere di Andrea, al Filorosso è toccato un trattamento più duro di quello riservato altre realtà che pure vivevano in quei capannoni.
Giovanni ha ricordato che l'8 ottobre, promossa dalla Rete difesa territorio “Franco Nisticò”, ci sarà a Crotone una manifestazione per dire basta al commissariamento dei rifiuti. La scelta di Crotone non è affatto casuale, visti i problemi ambientali della città. Oltre a dire basta al commissariamento, si vorrà delineare una valida alternativa allo smaltimento dei rifiuti che non siano le discariche indifferenziate né tantomeno i termovalorizzatori. il 16 ci sarà un sit-in a Cosenza. Infine, a proposito della crisi economica globale e del percorso di costruzione del 15 ottobre, è giusto che si parli di annullamento del debito poiché illegittimo, così come è stato fatto in alcuni paesi come Equador e Grecia. “Su questo tema dobbiamo saperci mobilitare”.
Christian ha parlato dei migranti, e dell'emergenza sbarchi, gestita dalla protezione civile. Sono stati allestiti numerosi centri dove sono stati trasferiti i richiedenti asilo in provincia di Cosenza, a Rogliano, Amantea, Cetraro, Castiglione, nella vicina Falerna. Ci sono diverse situazioni: a Castiglione il centro è gestito da Delfino e Promidea e i 15 minori stranieri vivono nello stesso edificio dei giovani tossicodipendenti in terapia. Altre cooperative non avevano mai avuto a che fare con migranti. Attualmente kasbah e Rialzo stanno effettuando attività di monitoraggio: si recano soprattutto nella vicina Rogliano a dare informazioni ai migranti sui loro diritti; questi infatti devono chiedere asilo politico e quindi devono effettuare tutto l'iter burocratico, però non c'è nessuno nella struttura capace di dare supporto legale e informativo ai migranti. Le cooperative che gestiscono questi centri spesso non vedono di buon occhio la presenza di volontari che danno soccorso ai migranti. Sarebbe utile effettuare iniziative pubbliche per far conoscere questa realtà quanto più possibile.
Ferdinando, sulla situazione a Rogliano, segnala che all'inizio l'associazione che gestisce il centro ha fatto entrare tutti senza problemi, ora invece non è più così. Non vengono dati ai migranti tutti i servizi per i quali le cooperative ricevono soldi dallo Stato per gestire l'emergenza; inoltre vi sono ritardi. Per esempio non è stato effettuato tra i migranti lo screening medico necessario per avviare tutte le successive pratiche per il riconoscimento dello status di rifugiato. Il sindaco di Rogliano non è affatto vicino alla cooperativa che gestisce il centro, ma è favorevole alla presenza degli attivisti delle associazioni e strutture antirazziste alle quali ha fornito la Casa delle culture come luogo di supporto operativo. Il 12 settembre scorso si è tenuta a Rogliano un’assemblea con 40 migranti pronti a ragionare sulle modalità atte a uscire fuori dallo stallo che impedisce l'avvio dell'iter per il riconoscimento dello status di rifugiato. Ad Amantea i migranti sono supportati dall'AUSER mentre si pensa che si aprirà anche a Scalea un nuovo centro. A Cetraro alcuni compagni, giorni fa, non sono stati fatti entrare.
Ferdinando si è soffermato anche sulla situazione del movimento di lotta per la casa: a giugno il comune aveva promesso di aprire un tavolo, ma questo non è accaduto; intanto ci sono altre nuove trenta famiglie che si sono rivolte al comitato Prendocasa. Si spera che il percorso verso il 15 ottobre vada anche oltre tale data.
Per Cesare occorre ripensare le forme della rappresentanza in un’ottica di reale partecipazione, a partire dal modello proposto recentemente nei paesi baschi o da quello zapatista. In città ci sono tante attività come ad esempio il festival Invasioni dove potremmo richiedere uno nostro spazio per esprimere una progettualità che deve partire già da ora.
Massimo sostiene che occorre liberarci dalle appartenenze ed è anche necessario porsi una questione di metodo. Queste nostre assemblee dovrebbero analizzare un tema alla volta. Occorre socializzare i percorsi delle lotte in città, allarghiamo il discorso sulla costruzione dell'ecovillaggio dei rom, discutiamo in città delle sorti dell'area delle ex officine.
In proposito, Ciccio spiega che ad agosto c'è stata una riunione nell'area, con il sindaco: “In realtà noi del movimento abbiamo saputo la mattina stessa di questo incontro gestito da Stella cometa, e di cui soltanto giorni dopo il solo M.O.C.I. ha avuto notizia. Questo il motivo per il quale non si è potuta avvisare la città. Il sindaco in quella occasione ha detto che la chiesa qui la costruirà sicuramente però vuole avviare una progettazione partecipata con tutti quelli che vivono lo spazio. Occorre poi riflettere sul rapporto fra area ex officine e costruzione ecovillaggio dove sorgerebbero anche un'area culturale e spazi per delle attività artigianali. Non sarebbe più opportuno auspicare che l'area dove si vuole costruire l'ecovillaggio (cioè gli ex mercati ortofrutticoli) non diventi esclusivo luogo dove i rom vivono lavorano e svolgono attività culturali? Infatti potrebbero svolgere quest'ultima attività nell'area delle ex officine che per la sua centralità favorirebbe l'integrazione che invece non si potrebbe avere allo stesso modo in quell'area dell'ex mercato dove si potrebbe rischiare di chiudere i rom in un ghetto.
Infine, tutti concordano sulla necessità di costruire una discussione allargata a studenti, precari, migranti, associazioni, sui temi della crisi globale e della cancellazione del debito, in vista della mobilitazione del 15 ottobre.
Forse già il prossimo 22 settembre o sabato 24, in piazza 11 settembre.
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il testo del documento che ha lanciato l'assemblea del 13:

La calda estate del 2011 volge al termine…
siamo pronti per una nuova stagione di lotta e resistenza?


La calda estate del 2011 ha evidenziato una crisi economica mondiale sempre più accentuata, figlia di una crisi sistemica del capitalismo. Dalle dimenticate alle repressioni più o meno intense, dalla distruzione ambientale a quella sociale, il mondo finora conosciuto appare giunto ad un capolinea: siamo approdati ad un binario morto oppure da qui possiamo ripartire?


Mentre gli Stati Uniti si trovano a dover affrontare una ennesima, profonda crisi economica, a Londra la rabbia popolare esplode: un giovane di 29 non si prostra innanzi alle forze dell’ordine e perde così la vita. La città si infiamma, come era accaduto ad Atene per Alexis alcuni anni fa. Questo episodio, come anche la rivolta degli indignados di Spagna, dimostra che c’è molta gente stanca delle continue vessazioni, umiliazioni e sacrifici cui è sottoposta. Nel contempo si continua a minacciare la libertà della rete, proprio quella che fino a non molto tempo fa l’occidente sbandierava quale massima espressione della propria democraticità, oggi, invece i social network sono usati come prova per infliggere severe ed esemplari condanne ai manifestanti.
Le forme di solidarietà internazionale vengono, invece, contrastate se non annientate così come accaduto alla spedizione della freedom flottilla2 , la flotta di pacifisti internazionali che intendevano portare un concreto aiuto alla Palestina, ebbene i volontari sono stati fermati da Israele questa volta coadiuvato da governi europei come quello greco e francese che hanno pensato bene di fermare le navi nei loro porti o vietare la partenza in aereo la partenza per Tel Aviv di cittadini europei della missione BienvenuePalestine.
Il fascismo ed il nazismo, è utile ricordarlo, albergano anche nella più profonda Europa come testimonia la catastrofe umana di Oslo che pur ammettendo sia stata compiuta da un singolo è emblema dell'odio viscerale che cova la destra tra le sue fila diversamente non si potrebbero giustificare editoriali come quello di Feltri che dal suo giornaletto la voce parla di "quei giovani incapaci di reagire" insomma la colpa alla fine è anche dei ragazzi laburisti incapaci di fermare, a mani nude un pazzo armato fino ai denti. Chissà che reazioni si sarebbero avute se a operare la strage non fosse stato un estremista dell'ultra destra cristiana ma un fanatico mussulmano... medesime cause ma ben diversi effetti, in più non si sono sentite severe condanne da parte della Chiesa ma solo il delirante intervento del leghista Borghezio che lamenta una strumentalizzazione della strage per condannare i cristiani.


L’Italia è ben impaludata nella crisi economica mondiale e così si parla di una finanziaria di sangue che colpisce le fasce più deboli e cancella, fra l’altro, le idee di repubblica, lavoratori e antifascismo grazie all'abolizione di quelle festività tanto temute dalle destre al governo ossia il venticinque aprile, primo maggio e due giugno, lo stato sociale, nel contempo, viene via via smantellato mentre la casta politica rimane aggrappata ai suoi privilegi. Nemmeno si pensa effettuare tagli sulla cosiddetta sicurezza che serve a contrastare ad esempio gli sbarchi di migranti che trovano sul territorio italiano, così come su quello europeo non solidarietà ma misure di 'sicurezza' volte a confinari in apposite aree di detenzione.
La situazione dei migranti in Italia è sempre più drammatica e non sono bastati gli episodi degli scorsi anni, i migranti sono sempre schiavi ...ma a volte Spartaco si ribella, come successo recentemente a Nardò o a Crotone dove la repressione soprattutto nell’ultimo caso non è tardata a farsi sentire.
Repressione usata in questo paese come normale sistema per piegare il dissenso ed evitare il confronto democratico, spesso il tutto in nome della speculazione e del denaro come avviene in Val di Susa dove le forze dell'ordine non esitano a sparare lacrimogeni, vietati in tutte le guerre quali arma chimica, ad altezza d'uomo. I media non esitano a definire tutto il movimento no-tav come un gruppuscolo di facinorosi dei centri sociali, riemerge la figura del black-block , ma la valle non ci sta: siamo tutti black block allora: nessuno si permetta a dividere i manifestanti fra buoni e cattivi. la valle, dunque, continua a resistere così come continuano a resistere le migliaia di cittadini indignati per la devastazione ambientale che subiscono i loro territori per la costrizione di centrali a carbone o di inceneritori.
In definitiva nessuno chiede ad una nazione in che direzione desidera andare, le scelte vengono imposte dall'alto come sola via percorribile, fra i timori suscitati ad arte dal mainstream, eppure qualche cosa sta cambiando come ha dimostrato la vittoria dei referendum di giugno anche se già le diverse amministrazioni territoriali tramano strategie per aggirare il responso popolare e continuare dunque a privatizzare l'oro blu.

La Calabria è una regione ormai saldamente nelle mani delle destre e si trastulla nel coltivare la sempreverde politica dell’apparenza, la scelta dei grandi nomi che giungono in Calabria a realizzare opere eventi e manifestazioni, utile specchietto per le allodole soprattutto per chi è esterofilo. Promesse e ancora promesse che nulla hanno di preciso. Si parla sempre di ponte sullo stretto e intanto i soldi per la realizzazione di infrastrutture importanti mancano. Nel contempo la gestione dei rifiuti mostra sempre di più, delle carenze di fondo che portano alla periodica invasione di rifiuti di vaste aree della regione, in altri termini è evidente che il sistema calabrese è al collasso e, come unica risposta, i politicanti di turno pensano bene di costruire ex novo della discariche indifferenziate oppure di allargare quelle che già sono presenti sul territorio. Spazzatura di terra e spazzatura di mare, spesso, si intrecciano in una stretta mortale, basti pensare ala sempre viva questione della Marlane, giusto per citare uno degli esempi più famosi. La devastazione ambientale della regione, molto probabilmente, non conosce limiti e se non saranno i cittadini calabresi a urlare il loro forte dissenso i signori della morte continueranno, indisturbati, a operare i loro mortali traffici.
Intanto i migliori di noi se ne vanno, ciao Ciccio Svelo ti ricorderemo per sempre.

Cosa succede a Cosenza e nella sua area?
I diversi eventi che hanno caratterizzato questa estate calda preannunciano, con tutta probabilità, un nuovo autunno di lotte e di resistenza. Spazi sociali, degrado ambientale ed umano, gestione rifiuti, lavoro negato e nero, coesione umana, questi e altri ancora i temi che ci aspettano.
Saremo in grado di affrontare queste sfide anche attraverso la creazione di quella rete di mutuo soccorso fra le varie realtà in lotta? Sapremmo costruire una nuova catena di informazione resistente (il portale di altracosenza.net) intesa quale elemento connettivo? Quali progettualità, quali speranze e quali prospettive per questo autunno caldo?
Così come sostenuto da Trotsky Niente è più pericoloso in politica, soprattutto in un periodo critico, che ripetere formule generali senza esaminare il loro contenuto sociale incontriamoci tutte e tutti a Cosenza area ex officine f.d.c. martedì 13 settembre alle ore 18.00 per questo altrettanto caldo autunno cosentino.