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La Coessenza è una casa editrice nata dal basso. È un'associazione culturale per la formazione e la comunicazione autonome. Promuove un'editoria estranea a logiche di profitto e sfruttamento degli autori e delle autrici. Lotta contro il copy right. Si fonda sui principi di condivisione della conoscenza, beni comuni, reciproco ascolto e antirazzismo.
Un altro lavoro è possibile

Per Coessenza

Un altro lavoro è possibile


Nel tempo della crisi globale esistono differenti forme di contatto tra produttori locali e altro-consumatori. Le reti che si sono andate formando negli ultimi anni su tutto il territorio italiano e oltre, testimoniano, al di là della necessità di costruire dal basso esperienze di cooperazione solidale, un rinnovato e diffuso bisogno di autonomia, alimentato dal principio di fondo che da più di un secolo e mezzo anima i movimenti per la costruzione di una società più giusta, equa e libera:
il rispetto della dignità umana di tutte le persone, quindi anche (e soprattutto) di chi lavora! La convinzione che questo principio debba essere garantito a quanti ricavano dagli elementi naturali beni materiali da sempre indispensabili per vivere, accomuna le lotte sociali, contadine, operaie, studentesche tra ‘800 e ‘900. Tale principio ha trovato nuova linfa nei movimenti che nella società si sono innervati a partire dal cosiddetto ciclo di Seattle, passando per il G8 di Genova.
Equosud è un’esperienza che fonda il proprio bagaglio immaginifico, la sostanza politica del proprio agire, sull’esperienza delle antiche società di mutuo soccorso, le case del popolo, il diritto agli usi civici delle terre incolte, come sulle moderne reti del commercio equo-solidale, i gruppi di acquisto e l’associazionismo critico, fuori dalla ricorrente lamentazione di chi per ragioni d’interesse vorrebbe inquadrare la Calabria sempre e solo come una realtà etnica, territoriale e sociale incline a fenomeni criminosi o, peggio, all’accattonaggio.
In questo cammino, Equosud ha incontrato la sensibilità culturale e la condivisione politica delle realtà senesi. Insieme si sta avviando un esperimento di cooperazione basato sull’individuazione e lo sviluppo delle potenzialità reciproche. È stato semplice idearlo, e sarà altrettanto possibile renderlo duraturo ed efficace, solo grazie all’elevato livello di relazionalità umana su cui esso si fonda. Al contempo, tale esperienza rifugge le astrazioni. Si fonda sulla radicale concretezza
degli attori impegnati. Mira, in sostanza, al raggiungimento di obiettivi concreti, nella consapevolezza dei limiti di un pensiero critico dell’esistente, che non riesca a sganciarsi dalla semplice teoria, che non prefiguri, in sostanza, un diverso modello di società, praticando l’alternativa, piuttosto che rimandarla a un avvenire intangibile. Con orgoglio possiamo affermare che questo progetto di cooperazione ci consente di creare opportunità di lavoro per tanti giovani e meno giovani, mantenendo fermo il principio che è possibile consorziarsi, produrre, distribuire,
senza svendersi alla classe politica parassitaria o cedere alla tentazione di sfruttare il tempo, il sudore, la vita di chi lavora. In questa prospettiva, diviene importantissima l’ipotesi di intensificare il rapporto di cooperazione, sperimentando l’apertura di botteghe come luoghi di scambio tra liberi produttori, nonché d’incontro tra consumatori consapevoli, provenienti dal Senese e dalla provincia di Reggio Calabria. Le botteghe diverrebbero embrioni di una forma innovativa di distribuzione, non più soltanto a chilometro zero, dei beni prodotti da soggetti
rispettosi di una rinnovata etica del lavoro e della sostenibilità ambientale. Al tempo stesso, se collegate agli altri numerosi circuiti solidali attivati negli ultimi anni, assumerebbero la dimensione di una sovversiva sottrazione di potenza al monopolio sanguisuga delle multinazionali e delle lobbie locali che già dissanguano e avvelenano i nostri territori.
Se è indiscutibile che nell’ultimo decennio i Gruppi d’Acquisto Solidale hanno rappresentato le fondamenta di una nuova economia solidale, è altrettanto evidente la necessità di transitare a una nuova fase, quella della formazione di laboratori politici per la “nascita” di nuovi produttori. Che abbiano cioè una funzione di stimolo sia sul piano quantitativo che qualitativo. Le botteghe, dunque, come luoghi di incontro, confronto, socializzazione, autoformazione, oltre naturalmente
che di consumo critico e acquisto. Solo estendendo le reti ad altri settori, la potenza costituente di questi nostri tentativi potrà mutarsi in un’alternativa concreta all’annientamento dei corpi e degli antichi saperi, aggrediti dalla crisi globale e dal neoliberismo. Gli ambiti di scambio sarebbero innumerevoli: agricoltura, artigianato, turismo responsabile e cultura.

EQUOSUD
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