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Quel geniale tifoso dei Lupi: Osvaldo Pieroni

Appunti

Quel geniale tifoso dei Lupi: Osvaldo Pieroni


tratto da "1914", n° 3 - 13 ottobe 2013 - M’avevano raccontato che ad Arcavacata insegnava un professore di sociologia innamorato del Cosenza Calcio. Era l’inizio degli anni novanta. A me non piaceva Arcavacata. Tantomeno la sociologia. Noi ultrà non siamo mai andati d’accordo con giornalisti e sociologi. Ci dava fastidio la loro retorica, il fatto stesso che maneggiando le nostre storie, quelli intascavano soldi e facevano carriera, mentre noi incassavamo galera e manganellate. Poi, negli anni successivi, sarebbe arrivato Valerio Marchi e ci avrebbe insegnato che si può stare con dignità in una curva anche quando si scrivono saggi e articoli; l’importante è mantenere sempre distinte le due dimensioni. Soprattutto, bisogna rispettare le persone di cui si scrivono e si descrivono le storie.
Un giorno mi dissero che ad Arcavacata questo professore aveva organizzato un pubblico dibattito su calcio e tifo organizzato. Io e Giucas andammo a sentirlo. Mi colpirono lo sguardo umile, la barba guevariana, il tono di voce pacato, l’interesse che mostrava per il nostro punto di vista. Si chiamava Osvado Pieroni; la sua compostezza si specchiava nelle origini marchigiane. Due settimane fa, una brutta malattia ce l’ha portato via.
Fine pensatore, autore di libri interessantissimi sulla sessualità e sui beni comuni, viscerale ambientalista e fermo sostenitore del NO al progetto del ponte sullo stretto di Messina, Osvaldo era divenuto tifoso del Cosenza Calcio. Lo seguiva ogni domenica con occhio da uomo di strada e interesse da studioso. Ci invitò a cena. Giucas e io andammo diverse volte a casa sua. Nacque un’amicizia sincera. Noi gli portavamo gadget della curva sud. Lui ci preparava cenette meravigliose. Stavamo intere serate a parlare di musica, stili giovanili, amori e pallone. Mentre chiacchieravamo, lui disegnava fumetti, loghi, ritratti. Con la matita e i colori in mano, era prodigioso. Una volta ci mostrò un quadretto che qualche anno dopo avremmo utilizzato per confezionare una storica copertina di “Tam Tam e Segnali di Fumo”: un lupo dispettoso alzava la zampa e si lasciava andare a un’orinata liberatoria. In alto, l’immagine era sovrastata da un inedito slogan: “nel popolo dei lupi noi siamo Zanna Bianca che piscia sulla slitta”. Il messaggio racchiudeva in modo illuminante sia il nostro spirito ultrà sia quello dello stesso Osvaldo. Il Professor Pieroni era questo: ribellione, autocoscienza, ironia, lampi di surreale, passioni, gioia di vivere, voglia di spassarsela, ricerca del sublime che solo l’armonia con acqua, terra, aria e fuoco ci possono far conquistare. Un’altra volta ci consegnò un foglio con uno scudetto e dentro un lupo strafottente che fa la linguaccia e sfodera un cannone d’erba (immagine che riproponiamo in questa pagina – NDR).
Tempo dopo, una sera, mentre cenavamo insieme, ci fece un regalo: un suo manoscritto inedito dal titolo: “I pedatori dell’arca perduta. Pallonari, portafogli e calci nel sedere”. Riportava la cronaca e i commenti di un campionato rossoblù attraverso la stampa, i ricordi e i documenti dell’associazione clubs “Donato Bergamini” dal 29 agosto 1993 al 5 giugno 1994. Il libro custodisce dei capitoli gustosissimi. Si va da un’analisi lucida e premonitrice del calcio di quegli anni, al racconto delle vicende oscure che già tormentavano il Cosenza, passando per divagazioni erotico-metaforiche e cronache delle partite. È un testo preziosissimo, che sarebbe affascinante pubblicare, col permesso dei familiari di Osvaldo, a venti anni esatti da quando lo scrisse. Perché possiamo esserne orgogliosi: uno degli uomini mediterranei più colti e intelligenti del ‘900, è stato cittadino del San Vito, tifoso dei Lupi!
Claudio Dionesalvi