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Cosenza Babylon - Il Quotidiano venerdi 18 giugno 2010


L'iniziativa “Cosenza Babylon”, che continuerà oggi e domani ai capannoni delle ex officine ferroviarie di viale Mancini, prende spunto da un interessante film intitolato “Berlin Baylon”, prodotto nel 2001 con la regia di Hubertus Siegert. La sfida in quel film era raccontare le trasformazioni della città tedesca, che dalla caduta del muro di Berlino in poi ha sistematicamente abbattuto moltissimi segni del suo passato recente, creando così nuove divisioni all'interno della geografia urbana. A Cosenza le cose non sono poi tanto lontane da quello che ha vissuto Berlino, quantomeno in piccola parte, con il vecchio rilevato ferroviario trasformato in seguito in viale Mancini. Ma da quel momento in poi l'esplosione quasi assoluta dell'edilizia privata ha edificato una sorta di parete divisoria tra la periferia e il centro. In effetti le ex officine delle Ferrovie non sono altro che il luogo fisico dove lo sprawl urbano ancora non ha messo radici, rappresentando ancora una volta non solo il punto d'incontro, l'appiattimento dello sguardo rispetto alle altezze dei palazzi intorno, ma anche l'esperimento di recupero per eccellenza, che guarda alle esperienze dei centri sociali ma gioca su un terreno diverso. Officine Babilonia appunto, una delle associazioni che operano all'interno del grande spazio associativo, insieme alla casa editrice Coessenza ha voluto accendere il discorso sulla questione delle aree dismesse e del futuro di Cosenza, ormai senza spazi verdi e luoghi di incontro. Nel capannone si sta allestendo una collettiva d'arte, mentre oggi ci saranno delle performance e dei dibattiti a partire dalle 19. Domani invece verrà aperta definitivamente la mostra collettiva sulle dismissioni urbane. La posizione di chi muove le officine resta sempre la stessa, ossia l'idea di poter trasformare quella zona in un luogo di produzione di idee, una sorta di fabbrica dell'autogestione. L'architetto e docente universitario all'Unical Gabrio Celani è il primo ad introdurre il discorso. Ma l'interesse del dibattito sarebbe quella di creare una strategia progettuale sull'area delle officine, e metterla a punto con strumenti concreti. Celani crede nell'indizione di un bando pubblico sulla zona, a differenza di quanto è stato fatto dall'amministrazione che ha blindato il progetto dell'auditorium. Insomma sarebbe la collaborazione il motore per ricostruire quello spazio “di passaggio”. Durante il discorso lo sostiene anche Fedele Marino, del dipartimento di pianificazione territoriale dell'Unical , che durante la sua riflessione evidenzia “quell'azione di partecipazione comune che ha fatto rinascere l'interesse su questo luogo, che altrimenti sarebbe stato cementificato subito”. Ma l'idea di partnership tra pubblico e privato non piace moltissimi alle officine, piuttosto, come ha ripetuto Claudio Dionesalvi, l'interesse sta in quella forma di agire comune. “Salvare l'esistente ed evitare la decentralizzazione delle attività che hanno rimesso in moto la zona”. Claudio Metallo, calabrese da tempo a Bologna, porta con sé il bagaglio maturato nell'Ex mercato 24 della Bolognina, il vecchio mercato ortofrutticolo restituito alla città attraverso attività disparate, una delle quali, la “telestreet”, in pratica una televisione autogestita con un canale di trasmissione a raggio limitato, è riuscita a fare da collante con il quartiere. L'idea di Metallo è quella di puntare all'economica locale, e quindi alle microrealtà che necessitano di spazi. Restare quindi “fuori dall'ottica dei centri sociali – insiste Maria Fortino delle Officine Babilonia – i tempi sono cambiati, piuttosto adesso si tratta di mettere in gioco le competenze maturate anche con anni di studio nelle università”. Non più quindi un'azione “collettiva” bensì una progettualità che tenga conto delle competenze e che sia estremamente funzionale al miglioramento dell'area e della città.
Valerio Panettieri