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Tornerà il vento di levante

La Scuola del Vento

Tornerà il vento di levante


giovedì 5 giugno - Lo scheletro della stufa a basso consumo s’intravede ancora, in mezzo a mucchi di cenere fumante. Era l'orgoglio della nostra scuola, la prova concreta che ci si può riscaldare consumando poco e senza inquinare. Delle vecchie suppellettili riciclate non resta niente. Le pareti in legno sono ridotte a un perimetro di polvere nera. Puzza di plastica bruciata t’invade l’anima. “Scola di vvento no c’è più…”. Sono i bambini a darcene notizia, prima di riuscire a farci largo tra le autobotti dei pompieri. È la prima cosa che dicono, con le lacrime agli occhi. Non ci raccontano delle loro baracche distrutte. Il primo loro pensiero, nei nostri riguardi, è per la Scuola del Vento devastata dalle fiamme.
L’avevamo costruita insieme, cinque anni fa, nella baraccopoli di Vaglio Lise. Direttore dei lavori fu il compianto signor Domitri Rostas, deceduto pochi giorni dopo l’inaugurazione, colto da un malore in una gelida alba, mentre stava andando a lavorare.
Il suo nome era Scuola del Vento perché, prima di costruirla, proprio in quel luogo montavamo nel campo rom un gazebo che in una sera d’estate un piacevole ma dispettoso vento di levante si è divertito a far volare via, trascinando noialtri, le carte, i disegni e i bambini sghignazzanti.
Per un quinquennio nella casetta in legno abbiamo realizzato attività ludiche, ricreative e didattiche. Al suo interno si sono svolti pubblici dibattiti, conferenze stampa, incontri con gli studenti scolastici e universitari in visita al campo rom. Gli abitanti del villaggio vi hanno celebrato battesimi e funerali. Due anni fa, dopo il primo grosso incendio avvenuto nel villaggio, la baracca-scuola è stata abitata da alcuni sfollati per diversi mesi. Adesso è ridotta a un mucchietto di cenere. L’incendio fortuito, che ha cancellato tre quarti della baraccopoli, si è propagato in pochi istanti. Sospinto da un maledetto vento di ponente che in quel momento spirava, ha distrutto in un lampo anche la Scuola del Vento.
Adesso siamo troppo impegnati a capire quale sarà la sorte delle centinaia di persone rimaste senza il tetto di cartone e lamiera sotto il quale vivevano. Presto troveremo anche il tempo di individuare e denunciare pubblicamente le responsabilità politiche di questa situazione, come sempre abbiamo fatto. E dedicheremo anche un po’ delle nostre energie a chiedere conto, con la parola e le azioni, agli infami avvoltoi neonazisti che stanno approfittando di questa disgrazia per riempire le reti telematiche con il loro delirio xenofobo contro i rom. Nel nostro territorio andremo a cercare uno per uno, casa per casa, sia loro sia quelli che con questa gentaglia intessono relazioni sul web e fuori.
Per il momento preferiamo concentrare le forze nel tentativo di restituire vita alla Scuola del Vento. E siamo sicuri che ancora una volta il compagno Eolo, da sempre nomade per natura e vocazione, arriverà da levante.

Cosenza, giugno 2014, riva sinistra del fiume Crati.
La Scuola del Vento


THE EAST WIND WILL RETURN

The skeleton of the stove glimpsed low, even in the midst of piles of smoldering ash. It was the pride of our school, living proof that you can create a lot of heat and consume very little without polluting. The old recycled furniture too, nothing remains. The wooden walls are reduced to a perimeter of black powder. The smell like burnt plastic invades the soul. "Scuola del Vento no longer exists ...". The children to inform us, before we can make it between the firetrucks. It's the first thing they say, with tears in their eyes. They don't tell us about their homes, also destroyed. Their first thought for us, is for La Scuola del Vento (School of the Wind) ravaged by the flames.
We built it together, five years ago, in the slums of Vaglio Lise. The construction manager was the late Mr. Domitri Rostas, who died a few days after the inauguration, seized by an illness in the cold dawn, on his way to work.
The name was La Scuola del Vento because, before building it, in that place we had errected a gazebo for summer evenings, and a pleasant but spiteful east wind sent it flying, dragging all of us, the cards, and the children's drawings away...giggling.
For five years in this wooden frame, we built fun and fundamental educational experiences. We held public debates, press conferences, meetings with school and university students to visit the camp. The community used it to celebrate baptisms and funerals.
Two years ago, after the first big fire in the village, the school was inhabited by those displaced for several months. And now, it is reduced to a pile of ashes. The accidental fire, which erased three quarters of the camp, happened in an instant. Driven by a bloody west wind that was blowing at the time; in a flash La Scuola del Vento was destroyed.
Now we're too busy trying to figure out the fate of the hundreds of people left without the roof of cardboard and sheet metal under which they lived. Soon we will also find time to name and shame those politicians responsible for this situation, as we always have. We will also devote a bit of energy to bring to account, by word and action, the infamous neonazi vultures who are taking advantage of this tragedy to fill computer networks with their xenophobic frenzy against the Roma. In our territory, we are going to try them one by one, house by house, both they and those who weave relations with this scum on and off the web.
For the moment though, we prefer to concentrate our forces in an attempt to restore life to La Scuola del Vento. And we are sure that once again our companion Aeolus who has always been nomadic by nature and vocation, will come from the east.

Cosenza, June 2014, left bank of the Crati
La Scuola del Vento