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ZUPO ESSENZA E COESSENZA

Recensioni

ZUPO ESSENZA E COESSENZA


I PERIMETRI DELLE ILLUSIONI DI RAFFAELE ZUPO

- di Domenico Bilotti -

Umberto Eco si scagliava contro lo scadimento che blog e social media avevano impresso, a suo dire, alla poesia. Il poeta, scacciato dagli scaffali, si trovava sul web, sempre più isolato, il poeta di qualità, e sempre più tronfio ed esibizionista il poeta dilettante, quello che scrive per ottenere osanna veloci e transitori sulla base dei suoi versi immangiabili.

Tra le spie di questo declino, Eco a volte vedeva l’uso ridondante della punteggiatura, la mescolanza senza criterio apparente di inglese e italiano, l’utilizzo di un frasario solenne e sentenzioso, con allitterazioni opinabili quanto cacofoniche, il disprezzo per l’intrinseca vivacità e varietà delle rime.

Rileggendo “I perimetri delle illusioni” (Coessenza, Cosenza, 2016) di Raffaele Zupo viene da sorridere. Perché, sulla carta, molti dei vizi individuati da Eco questo libro sembrerebbe possederli. Sol che li trasforma in valori aggiunti, ed è questo quello che distingue il poeta dal trampoliere delle banalità: la vita vissuta, la parola pensata, la riflessione silente, la pagina che urla. Ecco, perciò che il pastiche linguistico di Zupo diventa splendido patchwork di pensieri frammentari uniti dai punti di sospensione. La tensione dell’esperienza, le sue nervature più laceranti, tutte intessute di ferite e cicatrici, si placa nella meditazione, nel pensiero condiviso, nella narrazione ellittica di pezzi di bravura come “LE STORIE DEL MARINAIO”, “LEI”, “OLTRE”, “ORMAI”, “POESIA”.

Zupo peraltro non divaga mai; al volo pindarico spesso preferisce, sentendosi più a suo agio per questi lidi, l’introspezione di Alcmane, la suite della psichedelia e non lo sferruzzare dei rottami. Non è Narciso con la lira sullo specchio d’acqua della sua condanna: è l’equilibrato romanziere che racconta il monologo della sua sofferenza a milioni di pezzi di specchio, ciascuno dei quali corrisponde a un verso, a una frase, a un titolo.

Il poeta è esattamente il mistico immerso nella fallibilità della sua nostalgica concretezza che fa capolino nell’altro capolavoro della raccolta “IN EXTREMIS”.

Talvolta, poi, fa eco nelle liriche di Zupo lo studio del buddhismo, l’adesione all’insegnamento della Soka Gakkai. Anche chi scrive ha spesso avuto bisogno di studiare sistematiche spirituali cristalline, pulite, essenziali, al fine di colmare linee d’ombra, tagli ed errori. Nel guado enorme, si trova il conforto della dolente saggezza sufi, la devozione semplice e irrevocabile dei sunniti, le eresie cristiane o la mitezza tenacissima confuciana.

La poesia di Zupo è grande poesia ben al di là delle fonti teoriche che hanno sostenuto l’elaborazione dell’Autore.

Gli incontri che facciamo tutti ci levigano, nessuno ci conforma. Il dicembre 2016 ci fa incontrare Zupo. Ed un incontro che leviga e che non conforma perché assolutamente resta del tutto non conforme. Chapeau.

https://myspecialbrew.wordpress.com/2016/12/28/zupo-essenza-e-coessenza/